COLMATA
“La storia della «città allungata» comincia nel 1962, mentre il mondo scopre Diabolik e l’incredibile Hulk, ammira la prima mostra di Andy Warhol a New York, assiste al debutto a Londra dei Rolling Stones e osserva preoccupato la crisi dei missili a Cuba e il caso Mattei. Quell’anno a Napoli, in una strada del quartiere di Bagnoli, una squadra di operai si mette al lavoro. C’è da demolire una casa a via Coroglio. Poi un’altra. Poi un’altra ancora. Ché l’Italsider, l’enorme complesso siderurgico a pochi metri di distanza, deve aumentare la capacità produttiva installando nuovi impianti e ampliando quelli esistenti. Solo che di fronte ha il mare. E quel mare bisogna «riempirlo», perché la rivoluzione dell’industria — quella che chiamano «logica del ciclo integrale» — prevede che da lì arrivino le materie prime e da lì sia spedito il prodotto finito. Già, ma come si riempie il mare? L’idea viene ai vertici della società. Bisogna modificare la linea di costa. E, per farlo, la soluzione la trovano in casa. Possono usare la loppa d’altoforno, un sottoprodotto del processo di produzione della ghisa. Il problema è che da sola non basta. No, servono anche tufo e cemento. Ed è per questo che in due anni, tra il ’62 e il ’64, quelle case di Coroglio vengono demolite una dietro l’altra. Un milione e 240 metri cubi di materiali (oltre al le 90mila tonnellate di massi) con il quale costruiscono un parallelepipedo di cemento, pozzolana e tufo che diventerà il simbolo del caso Bagnoli. La chiamano «colmata».” (da Gianluca Abate, “Cemento e loppa, così la colmata «allungò» la città”, Corriere del Mezzogiorno 08.04.2016)